Biografia
Gianvincenzo Cantàfora
Gianvincenzo Cantàfora vive a Milano. Dopo aver frequentato il Politecnico e l’Università di Urbino, ha la lavorato per molti anni come consulente nel settore aeronautico e della Difesa scrivendo di questi temi sulle più importanti riviste specialistiche.
Appassionato di viaggi e di motori, è Presidente dell’Italian MG Owners Club e collabora attivamente con le riviste “Slowdrive Magazine” e “Auto d’Epoca” pubblicando articoli tecnici, interviste e resoconti di viaggio.
Tra le varie esperienze letterarie vanno segnalate le seguenti pubblicazioni: Un ricordo dei Martiri di Kindu (LOgisma Editore Firenze) e Le streghe della notte (LOgisma Editore Firenze).
Il treno della speranza – gli Internati Militari tornano a casa (TAB Edizioni Roma) è il suo ultimo lavoro storico-letterario vincitore del Premio della Critica per la Narrativa al 9° CONCORSO LETTERARIO Internazionale – Locanda del Doge 2021.
Dal 2023 è stato inserito fra gli “Autori in permanenza al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano”.
Recensione
«Ricordare sempre per non dimenticare mai». Questo è il principio fondante di un libro che si testimonia nel valore del ricordo.
Il treno della speranza, Gli internati Militari Italiani tornano a casa di Gianvincenzo Cantàfora, edito da Tab Edizioni, commuove in un delicato sentire che non è rassegnazione bensì desiderio di restituire dignità e consapevolezza a una rappresentanza del popolo italiano sovente ignorata dalle pagine strappate di una storia violata.
Gli “IMI”, i militari italiani catturati e deportati nei territori della Germania nei giorni successivi alla proclamazione dell’armistizio, sono i protagonisti del libro di Gianvincenzo Cantàfora. Figure storiche che rinvengono in Gigi Mortola (Capo di terza classe della Regia Nave posamine Crotone) e in Bruno Trevisan (Caporal Maggiore del 5° Reggimento artiglieria da montagna del Regio Esercito), due personaggi simbolo nati dalla penna dell’autore all’interno di un intreccio dalla forte valenza empatica. Due personalità rappresentative che si legano al tema del viaggio e al senso della speranza.
Un treno ideale si unisce a quello storico che dal passato viaggia in direzione di un futuro destinato a essere oltraggiato. Il giorno della partenza è l’8 settembre 1943. Una data che avrebbe segnato l’inizio del caos e inaugurato uno dei periodi più bui per la storia del nostro Paese. L’Italia veniva lasciata al suo destino, priva di una guida politica e in balìa del nemico.
La narrazione di stile resocontista rinviene un efficace equilibrio tra descrizione del reale e racconto letterario con coinvolgente immersione nell’umanità dei personaggi. E sono proprio i sentimenti dei protagonisti a trascinare il lettore nel mondo delle emozioni sommerse delineando un ritratto sconcertante di quello che è stato un tragico destino.
«La memoria è uno strumento di difesa della democrazia», sostiene la prof.ssa Collacchioni nel saggio introduttivo. Un assunto che sta alla base di questo documento storico di grande rilevanza volto a “illuminare” le zone d’ombra di un vergognoso passato affinché la drammaticità della vicenda narrata possa rinvenire nella condivisione il suo immanente significato.
Stefania Romito
Libro
Gianvincenzo Cantàfora
Il treno della speranza, Gli internati Militari Italiani tornano a casa
Gigi è appena nominato Capo di terza classe della Regia Nave Posamine Crotone quando l’annuncio di Badoglio lo raggiunge. Bruno, Caporalmaggiore, ascolta lo stesso proclama con i suoi commilitoni di reggimento e sogna di poter tornare finalmente a casa, dai suoi genitori e dalla fidanzata Teresina.
Per entrambi, però, il destino ha in serbo altri piani: catturati dai soldati tedeschi, sono travolti dagli eventi drammatici successivi all’armistizio e deportati come “traditori”. Sopravvissuti all’esperienza, intraprendono il viaggio di ritorno in patria con altri ex deportati IMI, ma il Paese che li accoglie è ben diverso da quello che ricordavano.
Attraverso le vicende dei due protagonisti, il lettore è chiamato a ripercorrere il sanguinoso periodo storico di cui, ancora oggi, l’Italia porta le cicatrici.