Biografia
Marco Nava
Marco Nava, di Ferrara, è nato a fine anni ’70 nel XX secolo. Pittore neorinascimentale, è dal 2018 tra gli artisti del movimento d’avanguardia milanese Nuovo Rinascimento, ideato e curato da Davide Foschi, con cui ha partecipato ai Festival del Nuovo Rinascimento di Trento e Lucca (2018) e all’edizione 2020 in Villa Tittoni Cusani Traversi a Desio. Attualmente è annoverato tra gli artisti in mostra permanente del Centro Leonardo da Vinci – Art Expo per il 2022.
Conosciuto a livello ferrarese per alcune mostre collettive presso la Galleria Rivellino, ha studiato con Maestri d’arte quali Daniele Carletti e Emidio De Stefano.
Il suo percorso artistico è legato al colore e al segno, talvolta materico, che creano le forme del suo spazio interiore e gli permettono di rappresentare le pulsioni emotive in maniera spontanea e senza pregiudizi.
L’espressione astratta elabora visioni che rimandano a frammenti e immagini di vita quotidiana, all’esigenza remota di tornare a giocare con il colore quasi a voler incontrare i pennarelli della sua infanzia.
Testo critico
Fin da opere come Stalking e La resurrezione delle pene, Marco Nava si è rivelato un artista coraggioso e autentico, che non teme di incentrare il suo discorso sulle fragilità emotive, sul filo sottile dell’inquietudine che l’essere umano percorre da funambolo, per uscirne trasformato nel profondo.
L’artista ferrarese, che ha fatto dell’astrattismo con accenti avanguardisti la sua riconoscibile cifra stilistica, torna a mettersi in gioco attraverso un figurativo proteso verso il surrealismo metafisico.
Marco Nava sprona l’osservatore a guardarsi dentro in un’indagine a tratti brutale, a tratti consapevole, a tratti pervasa di tenerezza verso le umane contraddizioni.
Un’opera come Luna calante esprime, nelle parole stesse dell’autore, “il senso di tenacia e volontà di arrivare e sovrastare le difficoltà”. Il dipinto illustra un percorso che appare infinito, una sfida con l’universo che fa appello alla perseveranza irriducibile dell’animo artistico.
Una scala verso il cielo sorretta da precari legnetti che fanno temere di vacillare, aprendo il campo a dubbi sulla stabilità e sull’equilibrio. In questo caso è la luna a venire in soccorso, un deus ex machina che incarna l’elemento numinoso, quella magia che rende ogni sogno possibile, che trasforma ogni impresa ardua in un capolavoro.
Anche i materiali usati, juta e cemento, esprimono la forza interiore dell’artista, mentre la peculiare scelta cromatica solletica il senso di mistero.
Marco Nava si dimostra quindi un artista in grado di sondare con grazia uno stato d’animo e distillarne l’essenza lirica attraverso la sua arte atemporale che, in questi tempi fragili, reca un messaggio d’attualità stringente.
Angela Patrono
Opera rappresentativa
Marco Nava
Luna calante
Juta, cemento, olio
100 x 100 cm
Intervista
– Decolliamo volando dritti al punto: cos’è l’arte per te e quando è scoccata la scintilla per intraprendere il tuo cammino artistico?
L’arte deve emozionare. Qualsiasi forma artistica, che provenga da un pittore, cantante, scultore, giocoliere, deve suscitare un’emozione. Considero artista anche un atleta. Se ci facciamo caso, quando guardiamo una gara, un’evoluzione, una performance atletica ben fatta ci emozioniamo, anche se è presente un errore: questa è arte.
La scintilla per l’arte è nata grazie a mio padre, appassionato di arte astratta. Mi chiedeva cosa vedessi nelle opere che avevamo appeso ai muri, mi faceva immaginare immagini all’interno di disegni apparentemente incomprensibili, e continuando a riguardarli trovavo sempre forme nuove e significati diversi, rimanevo a fissarli per ore. Poi cominciai anch’io a cimentarmi con questa tecnica.
– Se tu potessi andare a cena con un grande artista passato alla storia, chi immagini al tavolo con te? Siamo curiosi, raccontaci! Di cosa parleresti? Che cosa ti piacerebbe chiedergli?
Un grande artista con cui vorrei andare a cena sarebbe il grandissimo Tancredi Parmeggiani. Non parlerei di arte, ma di come potrei aiutarlo a non scegliere il suicidio.
– Fai parte del Nuovo Rinascimento e di un’Associazione come “Verso un Nuovo Rinascimento APS” che ha a cuore la diffusione della Bellezza nella nostra società contemporanea, in tutti i settori. Che ruolo ha per te la Bellezza? Diceva Dostoevskij che la Bellezza salverà il mondo, tu cosa ne pensi?
Certamente la bellezza salverà il mondo, ma non lo stiamo facendo! Sono molto critico sulla questione. Pensiamo a tutto il patrimonio artistico che abbiamo in Italia, lo dobbiamo ai papi e ai re, che hanno commissionato opere, hanno fatto costruire cattedrali, palazzi, giardini, ma ora noi del ventunesimo secolo cosa lasceremo in eredità ai posteri? Qualche opera nei musei o qualche post su Facebook! Si potrebbe dire che è la bellezza del passato che salverà il mondo.
– A Milano abbiamo aperto il nuovissimo Centro Leonardo da Vinci Art Expo, centro artistico-culturale di via Carlo Torre 24 dedicato alla Genialità; qual è la tua visione della genialità?
La mia visione di genialità è sperimentare, innovarsi e fare qualcosa di nuovo e unico.
Ti è mai capitato di pensare od esclamare la frase, rivolta a te stesso o a qualcun altro : “Sei un genio!” Descrivi, se ti ricordi, la situazione.
Certo che sì, mi sono detto “sono un genio”. Io mi occupo di caffè e come ho detto poc’anzi bisogna sperimentarsi, sbagliare e riprovare, infatti sto lavorando a un nuovo modo di tostare il caffè.
– Una delle prerogative del nostro appuntamento annuale, il “Festival del Nuovo Rinascimento” è quella di unire mondi in apparenza diversi, come l’Arte e l’Economia, la Cultura classica e quella scientifica: tu, da artista, cosa ne pensi?
La parola chiave è unione, coesione, nel mondo dell’arte e non. L’economia, la cultura classica e scientifica sono tutte accomunate dall’arte.
Senza l’arte non ci saremmo evoluti.
– Atterriamo con gusto: sei a cena e dal tavolo puoi ammirare una serie di opere d’arte accompagnate anche da un perfetto sottofondo musicale: raccontaci il tuo menù ideale, dall’antipasto al dolce, vini inclusi. Orsù siamo in Italia!!
Adesso vi propongo il mio menù da artista. Antipasto all’italiana, cappellacci con la zucca al ragù, salama da sugo con purè, zuppa inglese, vino sangiovese.
Ora che ci salutiamo lascia che il pubblico che ti legge si ricordi di te anche attraverso un tuo pensiero sintetico. La tua frase è:
Non importa come ti giudicano, tu sai come sei.