Biografia
Irene Sartini
Irene Sartini è un’arteterapeuta del colore secondo il Metodo Stella Maris, scuola ad indirizzo antroposofico nella quale si è diplomata nel 2018, a Bologna, città in cui vive e ha il suo studio.
La sua formazione è artistica: dipingere e indagare il colore sono da sempre una sua grande passione ed anche la sua principale modalità espressiva; ha frequentato il liceo artistico, poi si è divisa tra corsi all’Accademia e una formazione prettamente grafica che l’ha portata a diventare anche designer per studio grafici e a lavorare per la redazione della casa editrice dell’Università di Bologna (Bononia University Press).
È anche naturopata e le interessa tutto ciò che è legato alla guarigione da un punto di vista olistico e spirituale: da qui infatti sono scaturite le sue ricerche con il colore, che l’hanno avvicinata all’Antroposofia di Rudolf Steiner.
I suoi quadri sono spesso figurativi, ama il tema della maschera e del volto umano in generale, che diventa spesso un essere androgino, fluttuante in mondi onirici e in dimensioni senza tempo.
Testo critico
Il poliedrico percorso di Irene Sartini si snoda attraverso una poetica dell’immagine che mette al centro un figurativo simbolico, attraversato da echi di antroposofica memoria.
La pittrice proviene da un itinerario multisfaccettato: artista, arteterapeuta e naturopata, riversa in ogni opera le variegate sfumature del Sé che arrivano a fondersi tra loro, sprigionando una tonalità unica e personale come la sua missione di vita.
I suoi lavori sono tempesta d’inquietudine o cosmica espansione, generati da un arcobaleno di sapienti accostamenti cromatici, a volte impalpabili come una foschia misteriosa, a volte densi di suggestive incursioni materiche.
Sulla sua tela prendono forma figure enigmatiche e creature androgine, ma anche paesaggi impregnati d’anima e silenzio: un ascolto attivo del ventre della terra che tuttavia si nutre dell’etere intangibile, delle percezioni più celesti e sottili.
Maschere metafisiche su volti alieni e atemporali, senza alcuna connotazione somatica, coesistono con il dinamismo coloristico di visioni che sfuggono a delimitazioni logiche per sconfinare nella dimensione del sogno.
È il caso dell’opera dall’emblematico titolo Onirico: una creatura che sembra scaturire dai meandri dell’inconscio, inaccessibile al pensiero razionale, circonfusa da un alone in dissolvenza.
Un richiamo all’esplorazione interiore da compiere con coraggio e sana consapevolezza delle proprie risorse, come riecheggiato nella celebre frase di Carl Gustav Jung: “Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”.
Angela Patrono
Opera rappresentativa
Irene Sartini
Onirico
Acrilico
60 x 80 cm
2012